Non chiamatelo "archistar"! A Massimiliano Fuksas proprio non piace. In effetti, voleva iscriversi a filosofia ma il vaticinio materno (“Vedo l’ombra del fallimento dietro di te”) ha regalato al mondo un instancabile artigiano degli spazi, della luce e delle forme che ha metabolizzato la tradizione italiana in un linguaggio nuovo e senza confini. Impressionante la quantità e la distribuzione dei lavori disseminati nel mondo che ha voluto raccontare nell'incontro in Aula Magna.
Complice la presentazione di Laura Thermes che "non lo filava per niente" durante gli studi in Facoltà, ha condensato i 45 anni di lavoro di architetto con la passione di chi si diverte ancora a immaginare. Niente mediazioni tra idea e progetto: come in un film, devi avere tutto dentro, fino al dettaglio. Il resto è per gli ingegneri.
Ma a Fuksas piace anche il cantiere, la meraviglia di vedere e toccare quanto ha pensato, controllare ogni dettaglio e cogliere l'istante in cui la scommessa è vinta: il progetto funziona. Metropoli, grandi marchi e personaggi che hanno fatto la storia, visti da un architetto che scarta un regalo e con l'imballo crea il pattern per un mega aeroporto.
"Ora andate via!". Sennò saremmo rimasti ancora ad ascoltare.
Foto di Antonio Azzarà
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