La triste notizia della scomparsa dell’avvocato Alberto Panuccio non può non toccare nel profondo l’intera popolazione e, ratione materiae, in particolare, il mondo del diritto tanto sul versante professionale quanto su quello scientifico e universitario.

Alberto Panuccio si era laureato nel 1950 in Giurisprudenza, con il massimo dei voti e lode, presso l’Università di Messina, dedicandosi anima e corpo principalmente all’avvocatura: procuratore nel 1954, dal 1960 avvocato iscritto all’albo dell’Ordine di Reggio Calabria, del quale è stato successivamente anche autorevole presidente per svariate consiliature.

Numerosi gli incarichi e le funzioni ricoperte, tra le quali: Giudice Tributario della Commissione tributaria Provinciale di Reggio Calabria dal 1992 al 2005, componente del Comitato di Controllo sugli atti dei Comuni della provincia di Reggio Calabria e membro del gruppo di studio della Regione Calabria per l’aggiornamento dello Statuto regionale.

Panuccio ha incarnato un modo di avvertire il servizio nei confronti della giustizia con una partecipazione attiva al sociale e al farsi di una comune coscienza politica. Un impegno che lo ha visto protagonista in importanti momenti della vita territoriale sia tra gli stretti collaboratori di Mons. Giovanni Ferro durante i Moti di Reggio dei primi anni settanta, sia come assessore comunale del Comune di Reggio Calabria nel 1982, sia come membro fattivo della comunità reggina.

Del DIGIES e nell’Università Mediterranea, Alberto Panuccio è stato membro della comunità accademica quale apprezzato docente di diritto civile e diritto processuale civile nel Corso di studi di Giurisprudenza e di diritto civile presso la Scuola delle professioni legali. Presente nei momenti più rilevanti della comunità accademica, Panuccio non ha fatto mancare il suo contributo anche in questa sede, insegnando – tra l’altro e prima di tutto – come il diritto ha un senso solo se di aiuto e supporto al regolare svolgimento della vita, come i protagonisti dell’agone giudiziario siano funzionali al dirsi della giusta ragione che deve governare la società e non al suo ostacolo o impedimento, che l’umanità è condizione necessaria per l’acquisizione prima e per l’impiego poi delle competenze in ambito giuridico, che le forme – giuridiche e non solo – devono dire la sostanza delle cose, altrimenti si riducono a vuote cerimonie quando non addirittura a ostacoli per l’affermazione della legalità.

Come uomo e come giurista, Alberto Panuccio rimane un fulgido esempio di correttezza, di operosità, di umanità. Per coloro che hanno avuto la fortuna di conoscerlo e di averne una frequentazione non solo pubblica ma anche privata, rimane la dolcezza e la limpidezza del suo pensare, l’amabilità ed il rigore del suo agire, non secondariamente orientato dalla fede cattolica e dai principi evangelici di cui è stato pure valido testimone.

Con la sua scomparsa l’intera comunità reggina perde un riferimento ma certamente vorrà sforzarsi di esercitare, anche in sua memoria e grazie al suo esempio, l’impegno massimo per quelle idee che lui ha insegnato a quanti hanno voluto apprendere e che ciascuno ora potrà scegliere di fare proprie e seguire.

Prof. Daniele Cananzi

Direttore del DIGIES